FERMO
in Acquerello
2025

di Luciana Nezi, estratto della "Relazione Incontro Artisti"
Fermo in Acquerello - 3 Maggio 2025
Nato nel 1979 a Latina, G. Balzarani frequenta il Liceo Artistico e nel 2003 si laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Si dedica alla pittura in varie tecniche sin da bambino. Inizia una professione di restauratore di Beni Culturali a Roma e in altre città,
combinando il lavoro di restauro con la sua passione per l’arte, sperimentando le tecniche pittoriche dei grandi maestri. Questa professione gli fornisce basi tecniche consolidate, ma soprattutto lo abitua ad una paziente ed accurata attenzione ai dettagli. Torna all’acquarello nel 2015 con due mostre personali, poi si apre alla scena internazionale dove ottiene numerosi riconoscimenti.
Diviene uno dei 5 leaders italiani di FabrianoInAcquarello, membro Signature della National Watercolor Society, membro della North West Watercolor Society, membro di InArte, Brand Ambassador per i colori Daniel Smith (USA).
E’affascinato dalla corrente iperrealista e soprattutto da artisti come Ralph Goings e Chuck Close.
L’iperrealismo nasce negli Stati Uniti intorno agli anni ’60, definito anche foto-realismo e conseguente alla pop-art. Si diffonderà in Europa solo dal 1972. Si avvale dell’uso della fotografia e realizza opere che sono altrettanto fedeli della realtà.
R. Goings, uno degli artisti maggiori, rappresenterà il mondo americano nella sua ordinarietà, dapprima i pick-up nei parcheggi fuori da edifici commerciali… e poi: i diner, fast-food con banconi e sgabelli metallici, fino alle nature morte con saliere, pepiere, bottiglie di Ketchup, metallici dispenser di tovaglioli, in una prima fase, scovate sui banchi delle tavole calde e poi in seguito combinate in studio. Gli oggetti, dipinti da vicino, tra trasparenze di vetri e brillantezze metalliche, attraversati dalla luce o rispecchiandola, assumono una qualità monumentale.
Mentre la pop-art esprimeva una critica della società dei consumi e dei mass-media, appropriandosi delle immagini da fumetti, pubblicità, e di quanto facesse parte della cultura materiale americana, utilizzandone anche gli oggetti, gli stessi mezzi, come la serigrafia, senza una cura particolare del processo tecnico e dell’abilità del fare artistico, inteso in senso tradizionale, anzi rifiutandolo; il fotorealismo, utilizzando le tecniche tradizionali, vuole tornare ad un’arte in cui l’abilità tecnica è perfetta e, attraverso questa perfezione, esaltare la quotidianità della società americana. Goings cercherà soprattutto gli effetti di luce sulle superfici, imitando la brillantezza del metallo, le trasparenze del vetro. Gli oggetti banali della vita diventano i nuovi “modelli” dell’arte della società dei consumi, compiendo un processo di idealizzazione del banale attraverso la perfezione accurata ed elegante della pittura. Goings passa ore ed ore per dipingere una piccolissima parte della tela. “La mia intenzione - dice - è sempre stata quella di allontanarmi dall’opera, in modo che non ci fosse nulla, nessun intermediario tra l’osservatore e il soggetto del quadro.”
Questo è quello a cui si richiama G. Balzarani, quando rappresenta nature morte, soprattutto in vetro e metallo, come bottiglie di liquori, biglie, contenitori. Anche lui cerca di rappresentare, in primo luogo, la luce, ed è la luce, come lui stesso dice, in - retroilluminazione- da dietro, da sopra o da sotto, che costruisce lo skyline degli oggetti, prima di attraversarli, e poi le loro trasparenze, o i riflessi del mondo circostante che sugli oggetti si rispecchia.
Quando dipinge la città, con le insegne, gli infissi metallici, i pali, le vetrine, in una luce fortissima, con ombre molto nette e le figure di uomini e donne, bloccati nella loro gestualità quotidiana, non nelle loro incomunicate solitudini come avrebbe fatto Hopper, ma nel loro andare e venire e parlare, immortalato nel tempo, è come se percepissimo l’autore presente a godere di quel momento della vita altrui, che ama e che osserva piacevolmente e che vuole eternare nel suo moderno esistere. Perché dell’uomo Balzarani bisogna apprezzare l’allegrezza, la spontaneità, l’umiltà, nonostante la sua testarda determinazione per raggiungere la perfezione.
A volte certe architetture richiamano il precisionismo, movimento americano che negli anni ’20 del Novecento si esprime in un difficile equilibrio tra ispirazione cubista e realismo fotografico, un senso di ordine e precisione. I suoi autori dipinsero prevalentemente paesaggi e motivi industriali, senza sentirne tuttavia le implicazioni sociali. Alcune opere di Balzarani richiamano C. Sheeler, o, come ad esempio nel -ponte di Brooklyn- Joseph Stella (1877-1946) nato in Italia, immigrato a New York City a diciannove anni dove rimase affascinato dall'ingegneria del ponte di Brooklyn, che ha dipinto per la prima volta nel 1918.
Forse per B. in quelle opere l’imitazione quasi fotografica dei materiali, nella luce della città, non era giunta alla perfezione che vedremo invece poi nell’opera “Seattle Story- The Corner” esposta alla mostra internazionale della Society of Watercolor Artist 2025 a Fort Worth, e che ci rimanda a “ Pharmacy” (1968) di Richard Estes, artista americano esponente del fotorealismo, in cui ogni elemento è realizzato con incredibile precisione, mettendo in evidenza la meraviglia del quotidiano.
Balzarani con la pazienza insegnatagli dal restauro, dopo un disegno leggero ma accurato, sfruttando le trasparenze dell’acquerello, sovrapponendo gli strati per creare le texture, passando poi ai dettagli “la parte più importante dell’opera, quelli che danno i risultati.” dipinge 5 ore al giorno per settimane per un’opera soltanto. “ Divido il lavoro - a giornate -, come negli affreschi, l’aspetto complicato è riattaccare il pezzo successivo”.
Per lui fare una dimostrazione è quasi impossibile, può dimostrare una parte del suo processo, in una ridotta porzione del dipinto, e realizzare per grosse linee in un’ora quello che farebbe almeno in una settimana. Ma perché questa scelta?
“l’iperrealismo per me è una semplice sfida - dice - è solo una tecnica, l’acquarello vero e classico è un’altra cosa, una sfida per vedere fino a dove posso arrivare, dove può arrivare la mano dell’uomo. A volte mi fermo, e guardo, e dico – ‘mmazza quello che ho fatto! - è un po' autoreferenziale!”
B. come dicevo, è molto determinato, ed essendo riuscito ad ottenere riconoscimenti anche oltre oceano, dove l’iperrealismo è nato, ed essere riconosciuto come esponente europeo di questa corrente, lo spinge a migliorarsi sempre di più, o quantomeno a mantenere alto il livello raggiunto, con un lavoro costante al quale contribuisce tutta la famiglia.
Ho visto una sua piccola dimostrazione, la cura meticolosa nell’eseguire passaggi che poi venivano comunque coperti dai passaggi successivi, cosa di cui era perfettamente consapevole, nel mio grossolano pensiero di “pittrice” forse un po' istintiva, mi domandavo e mi domando: “ma se poi copri quello che è sotto perché farlo con tanta cura?”. Ma è sicuramente questo il segreto della resa perfetta della visione del reale.
Le sue nature morte sono straniate dal loro contesto (come in L. McCracken e nella tradizione fiamminga), su fondi neutri, per la maggior parte bui, con bagliori di luce; con estrema abilità è reso il rapporto tra luce, forma e materia. In alcuni casi, che sono quelli che preferisco, gli oggetti sono quelli della sua vita personale, oltre alle matite colorate e ai tubetti di colore nelle scatole, sono le scarpe da tennis di tutta la famiglia racchiuse o infilate in contenitori di puro vetro trasparente, una abbracciata all’altra, o la collezione di macchinine dentro contenitori di cellophane, chiusi o precipitosamente aperti, brindisi in flute e biberon, liquori caramelle e bastoncini di zucchero infilati in eleganti bottiglie come in qualche quadro surrealista.
La protagonista è la sua vita, quella della sua sposa e dei suoi figli, sono loro, trasfigurati protagonisti, eternati in tante giocose e disordinate composizioni; distanti dalle raffinate argenterie e cristalli su preziosi pizzi rappresentati con grande maestria e incredibile realismo, sapientemente combinati dall’abilissimo Laurin McCracken, manifestazioni della loro bellezza, che, preservata di generazione in generazione da famiglie facoltose, celebrano così loro stesse.
​
LUCIANA NEZI
(storica dell'Arte)