top of page

GiBa's watercolors 2 - a cura di Gabriele Casale

Negli anni settanta nasceva negli Stati Uniti un movimento artistico conosciuto come "Iperrealismo”; esso vedeva un nutrito numero di pittori e scultori, con umori e accenti estremamente diversi, riprodurre in maniera fedele e ossessiva la realtà in cui erano immersi. Ciò che essi rappresentavano sulle loro tele, o attraverso le loro sculture, poteva essere definito più vero del vero in quanto qualsiasi cosa fosse nascosta nelle pieghe della vita quotidiana veniva portata alla luce e immortalata, come si suol dire, con gran dovizia di particolari. L'interesse per la quotidianità e la cultura della "middle-class", già sdoganato prepotentemente dalla Pop Art, prendeva ora un'accezione diversa.  Artisti come Chuck Close sceglievano sì di concentrarsi su soggetti presi dalla vita di tutti i giorni ma ne accentuavano la crudezza e la drammaticità. Come ricordava lo stesso Close, è come se in un certo momento ci si fosse stancati dell'estrema giocosità della Pop Art e si volesse cambiare rotta. L'estremo virtuosismo tecnico che caratterizzava la produzione di questa nuova  ed eterogenea "scuola", benché scuola non fosse, dato che ognuno era arrivato a determinate scelte autonomamente, ha affascinato da allora generazioni di artisti che hanno còlto nella sfida tecnica  un modo per parlare di se stessi e del mondo che li circonda. 

E' l'esempio di Giovanni Balzarani che proprio in questo movimento affonda le radici del suo fare pittorico. Giovanni sceglie di indagare la realtà a lui familiare attraverso l'uso dell'acquerello e si avvale nello studio delle sue composizioni del supporto fotografico, modus operandi già comune tra gli iperrealisti storici. Chi conosce l'acquerello sa bene quanta difficoltà ci sia nell'uso corretto di tale tecnica, soprattutto se usata per ottenere effetti di estremo realismo. Abbiamo già  avuto prova delle capacità esecutive di Giovanni con i suoi precedenti cicli pittorici dedicati ai suoi viaggi ma negli ultimi lavori, stavolta di matrice dichiaratamente iperrealista, egli compie un ulteriore passo avanti  maturando  una notevole padronanza del mezzo con cui si esprime. Di volta in volta, Balzarani supera le difficoltà legate alla riproduzione di questo o quel materiale attraverso soluzioni tecniche originali ed estremamente efficaci. Nella riproduzione dei tessuti, dei vetri, o di qualsivoglia materiale che troviamo in questi lavori, egli scatena la sua "furia" esecutrice divertendosi, e divertendoci, nello sperimentare soluzioni diverse.

La raffinata tecnica pittorica di cui Giovanni è padrone non è il solo motivo di interesse che ci spinge a osservare le sue opere. La scelta accurata dei soggetti ci fa soffermare a lungo su ciò che ci passa quotidianamente sotto il  naso e che con superficialità ci sfugge. Ciò che l'artista ci propone sono delle vere e proprie icone "Pop" riviste in una chiave che potremmo quasi definire metafisica, come non pensare a certi still life così morandiani di Ralph Goings. In Balzarani, i soggetti vengono  estrapolati dal loro contesto abituale e diventano presenze adimensionali e atemporali.  Sia che siamo in presenza di una bottiglia di vetro o di un tubetto di colore, abbiamo la sensazione che tutto sia avvolto in una grande luce bianca e attraverso questa luce, fondamentale l'uso di essa per la resa plastica degli oggetti, facciamo una nuova esperienza del vissuto quotidiano  con le sue epifanie ma anche nuove consapevolezze. La poetica metafisica, coniugata a una brillante ironia, la possiamo ritrovare in un ulteriore aspetto che caratterizza questa produzione. Come si diceva, gli oggetti, al di fuori degli spazi in cui siamo abituati a vederli, creano delle nuove realtà. Essi perdono il loro tratto riconoscibile e diventano qualcosa di estremamente diverso come se davanti ai nostri occhi si svelassero dei  nuovi e seducenti paesaggi architettonici.

bottom of page